RUN ICELAND - BLACK & WHITE … CON TANTI VERDI!
Appena scaraventato in Islanda (fino a qualche ora prima ero immerso nel lavoro) mi sembra d’essere finito fuori dal mondo. Ma è bastata qualche ora perché mi accorgessi che forse siamo noi oramai fuori dal mondo! Dal mondo reale, quello vero, naturale, fatto di fisicità, di relazioni e non quello virtuale, televisivo, vorticoso, finanziariamente globalizzato.
L’Islanda sembra da subito rigenerarmi, accumulo energia positiva che poi userò in gara. Il paesaggio aspro e desertico è mediato da un clima fresco. Il nero della cenere, che caratterizza tutto il territorio, è vivacizzato dal verde di erba, muschi e licheni, che si ostinano a vivere e degradano in innumerevoli tonalità di verdi! Dal più scuro ad una quasi fosforescenza!
La prima tappa di 17 km corre via veloce su è giù per una zona morenica tra due ghiacciai. In alto, tra le nebbie dell’unica giornata uggiosa trovata, il sentiero nero è racchiuso tra due ali di muschio fosforescente che mi costringe a fermarmi per scattare delle foto ed apprezzarne il quadro. Mi chiedo dove sia il pittore che è riuscito a realizzare così tanta bellezza.
L’adrenalina mi fa andare, e fatico ancora a realizzare dove sono ed ancor meno con chi.
La seconda tappa mi sfugge di mano ancor più veloce: 10 km fra scogli e mare, tra nera sabbia ed oceano blu. Veloce, troppo veloce, finita tutta d’un fiato! Con arrivo in una baia dove non mi stupirebbe vedere arrivare un vecchio veliero!
La terza tappa di 20 km al limitare del ghiacciaio Solheimajokull glacier mi permette di realizzare che sono in un luogo magico e di fianco a Marco Olmo.
Pronti-via. Reggo il suo ritmo per soli pochi chilometri ma è già soddisfazione. Verso la fine vedo un’agile figura che mi raggiunge e mi supera: Giovanni Storti! Ma quanto corre!?!
La quarta tappa si preannuncia la più dura, sia perché è la Maratona, sia perché siamo nell’entroterra arido e vulcanico intorno al famigerato Hekla.
Ma in particolar modo perché c’è un fortissimo gelido vento contrario.
Nervosamente continuo a salire e scendere dal pulmino dell’organizzazione perché non so cosa indossare: senza il vento si sta bene, ma questi è forte e gelido, le mani ghiacciano in fretta, il respiro contro vento è difficile.
Vedo atleti con guanti, bandane, giacca a vento, gli occhialoni, io non ho portato tutto questo: è in Albergo! Ora realizzo che ogni cosa datami nel Pacco Gara non era un gadget ma ha una sua precisa funzione!
L’impatto ‘fisico’ con l’Islanda finalmente mi scaraventa nel ‘qui ed ora’: io, l’ambiente, la corsa!
Finalmente realizzo dove sono, cosa sto facendo, quello che mi aspetta, ma soprattutto quanto sono fortunato.
Non è tempo di lamentarsi, di dubbi e di pensieri negativi. Sono fortunato ad essere qui e a poter correre. Non mi devo lamentare, penso a chi per tanti motivi non ha potuto esserci; penso a quelli che non potranno venirci mai.
Per me è un momento di grande emozione. Ai bordi della linea di partenza c’è mia moglie e mio figlio, un nodo mi stringe la gola, sono felice di essere qui.
Batto le spalle ai miei vicini, auguro loro “enjoy your run”. Faccio un profondo respiro e mi tuffo nella maratona.
Il tempo ed il tracciato mi sembrano non finire mai. E’ una maratona che soffro, non è la prima al freddo, ma la prima con un costante forte vento gelido: imparo cos’è l’effetto ‘wind’!
Poi, passato il bordo di uno stupendo cratere, di li a poco l’arrivo!
Pur essendomi fermato per fare delle foto (ogni chilometro è un piccolo quadro), scopro di aver fatto un discreto tempo per i miei standard.
Tolgo i vestiti freddi e madidi di sudore e mi butto dentro ad una pozza termale a 40°!! Il mio corpo gelato apprezza molto il bagno rigenerante. E’ stato il ristoro più bello ed originale tra tutte le molte gara a cui ho partecipato!!!!!!
Con rammarico arriva l’ultima tappa: la mezza maratona.
In testa ho una mia sfida personale: stare davanti a Giovanni Storti ! (Nella classifica generale è cosa fatta, ma solo perché non ha partecipato alla Maratona, e non mi sembra valido così)
Così lo punto e, cerco, da subito di stargli davanti.
Facciamo tutta la prima metà insieme: tiro io, tira lui, poi affiancati… Ma all’undicesimo chilometro, affiancato da Aldo Baglio che corre 10 chilometri di ogni singola tappa, allunga. Cerco di non perderlo ma alla fine mi dà 5 minuti.
Potrei dire che nelle gambe non aveva la maratona….ma onore al merito: Giovanni vai proprio forte!!
LA GARA
Le tappe della RunIceland si sono susseguite su percorsi tracciati nei luoghi naturali più incantevoli d’Islanda : una terra selvaggia e veramente ‘wild’.
Non sono mancati tutti gli orizzonti, i panorami, i luoghi che sono cartoline d’Islanda, ma grazie all’eclettico Giorgio Codias, si sono potuti vedere, ma direi vivere, anche scorci inediti e segreti della terra dei Vichinghi.
Si è corso sempre su sterrato ‘corribile’ che ha permesso ai poco meno di quaranta atleti di diverse nazionalità europee, di caratterizzare da subito la gara sotto l’aspetto della velocità e del ritmo.
Basti dire che, pur su terreni naturali per lo più in salita e nella maggior parte dei casi in autosufficienza, ho sfiorato ed in alcuni casi superato i miei personali sulle medesime distanze, per poter galleggiare solo a metà classifica.
Vince la RunIceland Fairhurst Peter (GBR) seguito da Olmo Marco (ITA) che difende il secondo posto con soli 4” da Amprino Marco (ITA). Per le donne Frontespezi Cristina (ITA) primeggia su Camerana Vittoria (ITA), ed anche tra loro il distacco è di appena 3”, terza Caccialanza Elga (ITA)
I distacchi risibili sono a conferma di terreni adatti a fare una gara serrata.
Per quanto riguarda le condizioni meteo siamo stati molto fortunati! Solo un giorno di pioggia e solo la tappa della Maratona ha visto, per più della metà del percorso, un fortissimo gelido vento contrario, ripagato i giorni successivi con due serate consecutive di Aurora Boreale!
09/2011