100KM DEL SENEGAL, 100KM TRA LA GENTE, 100KM CON I BAMBINI
Il Senegal
Lo Stato senegalese si estende per circa 200.000 chilometri quadrati nell'estrema parte occidentale dell'Africa sudanese, sulla sinistra idrografica del fiume omonimo e sui bacini idrografici di alcuni fiumi minori; ad ovest si affaccia sull'oceano Atlantico. Il territorio senegalese si estende nel cosiddetto Sahel, la zona di transizione fra le regioni aride sahariane e quelle umide dell'Africa guineana. Il clima è tropicale, con una lunga stagione secca invernale e una stagione umida estiva la cui lunghezza aumenta procedendo da nord (circa 3 mesi) verso sud (6-7 mesi); il manto vegetale prevalente nel paese è quindi quello della savana, in alcune aree alterata a causa della fitta presenza umana.
La Gente
La religione oggi dominante nel Senegal è l’Islam, che arrivò nell'XI secolo, ma si impose solo tra i peul (fulani) a est, e tra i toucouleur (tukrè) a nord, lungo il fiume Senegal. Il resto del Senegal rimase animista sino al 1800.
Il gruppo etnico dominante è quello dei Wolof (43% della popolazione), insediati soprattutto al centro del paese, a Nord-Est di Dakar e sulla costa. Altre due etnie dominanti sono i Sérèr (15%) e i Fula (23%).
L'etimologia del termine wolof deriva da Lof, nome della regione di provenienza dell'etnia e sede del regno Jolof. Waa-lof significa, appunto, gente del Lof.
Nel Paese la lingua wolof è divenuta un idioma di comprensione comune tra tutte le etnie e le loro lingue.
Secondo le statistiche ufficiali, la popolazione senegalese è composta da musulmani sunniti per il 92%, da cristiani per il 6% e da animisti per il restante 2%. Il termine animismo è usato in antropologia per classificare le tipologie di religioni o pratiche di culto, nelle quali vengono attribuite qualità divine o soprannaturali a cose, luoghi o esseri materiali. Queste religioni cioè non identificano le divinità come esseri puramente trascendenti, bensì attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali. Questo tipo di credenze è così chiamato perché si basa sull'idea di un certo grado di identificazione tra principio spirituale divino (anima) e aspetti ‘materiali’ di esseri e realtà (anche ‘demoni’ e altri enti).
Molti senegalesi si dichiarano dunque musulmani o cristiani ma però sono in realtà legati ancora a forme di religione tradizionale. Un profondo processo di sincretismo ha reso possibile la coesistenza delle religioni tradizionali con quelle rivelate. Ciò significa che l’animismo e la pratica ‘tradizionale’ è ancora fortemente presente nella società. Vedere nella vita quotidiana molti atteggiamenti che non sarebbero congrui con le ‘regole’ coraniche non è dunque un caso. E’ evidente la contraddizione tra quanto viene dichiarato e quanto in realtà viene adottato.
Ritengo significativo precisare che la posizione filosofica corrispondente all'animismo viene di solito chiamata panpsichismo. Il panpsichismo o pampsichismo è un concetto appartenente all'ambito filosofico. Esso ritiene che tutti gli esseri, viventi e apparentemente non viventi, posseggano delle capacità psichiche. Hanno inserito concetti panpsichici nelle loro dottrine Talete, Platone, Telesio, Campanella, Giordano Bruno, Patrizi, Leibniz, Maupertuis.
I Bambini
A volte i pregiudizi e le basse aspettative possono essere elementi favorevoli per trovarsi di fronte ad una Gara che invece diventa esaltante per i luoghi e soprattutto per le persone che si incontrano ‘nel cammino’ e che non si immaginava!
Questa per me è stata la 100Km du Senegal.
Convinto di recarmi in un paese ‘difficile’, ‘pesante’, con malnutrizione, ignoranza, povertà ... mi sono trovato di fronte ad un paese naturalmente ed ‘intrinsicamente’ africano (con le consuete caratteristiche ambientali e sociali) ma con una popolazione accogliente, socievole, simpatica, colorata, consapevole e bella. Molto bella! Visi dai lineamenti dolci ed affusolati, corpi scolpiti e con posture invidiabili!
Dalle foto e da questo racconto, emerge evidente come la gara mi sia passata in secondo piano. Questo non vuol dire che sia stata una passeggiata, anzi, a detta dell’Organizzazione è stata una tra le gare più dure che hanno organizzato: percorsi in savana con umidità e temperature sui 48 gradi, con i ‘lupini’ spinosi che si attaccano a scarpe e calze e che graffiano la pelle ad ogni passo, terreni insidiosi con lunghi tratti di sabbia non compatta (altro che le ‘belle’ dune del deserto), difficoltà nei trasferimenti per centinaia di chilometri in condizioni di viabilità notevolmente diverse da quelle cui siamo abituati, frequenti alzataccie. Tutto ciò ne ha fatto una prova degna di essere ‘combattuta’.
In sintesi sono stati 11 km tra dune di sabbia, 26 km su terreno arido del Parco degli Uccelli (Parc De Djoudj), 42 km in piena savana e 21 km lungo l’oceano ed il Lago Rosa (arrivo della Parigi-Dakar) tra sabbia e savana. Tutte con un denominatore comune: la presenza di bambini. Tanti, accoglienti, sorridenti, comprensivi, impauriti, bellissimi, come solo i bambini sanno essere!
Ho fatto molti incontri: Karen che nella sua semplicità è riuscita, durante la Maratona, a farmi piangere; la ‘regina d’Africa’ a cui non si poteva non sorridere e che sbucava fuori in ogni foto che scattavo; Amia dolce e decisa nel trascinarmi nella corsa quando già non ne potevo più.
Non ricordo di aver mai visto tanti bimbi! Una persona qualche giorno dopo, rivedendo le foto, mi disse che: “allora è vero che i bambini non portano carestia” ... e mi costringe a chiedermi su cosa stiamo fondando la nostra società Occidentale, ma questi sono altri discorsi.
Infine, e non slegato da tutto ciò, è il riconoscimento all’iniziativa dei gruppi UNICEF di Pesaro e Mantova, uniti a tutti noi concorrenti, per le donazioni di materiale scolastico ed abbigliamento consegnato nelle giornate di gara tra i villaggi attraversati. Sorprendente era vedere che i ragazzi non ci chiedevano dolci o caramelle, ma quaderni e penne per poter andare a scuola.....
11/2011