Un'altra 250 Km in Autosufficienza
FIRE+ICE "WELL DONE"!
Islanda dolce e selvaggia...ma gratificante.
Mi definisco un outsider e non mi piace appartenere a nessun gruppo. Amo o odio, mi lancio a capofitto nelle imprese o non le guardo nemmeno. La corsa è un momento con me stesso, di meditazione e di contatto con la natura. La competizione è solo con Lorenzo, gli altri sono compagni di viaggio. La Natura è una madre che mi segue, a volte aiuta e a volte mi punisce duramente. I compagni a volte rimangono nella mia vita come amici, altre volte (per fortuna), spariscono dopo la linea del traguardo. Sto per compiere 50 anni. Ho sempre amato mettere in atto i progetti, tramutare i pensieri in cose concrete e, finché ho forze continuerò a farlo.
I miei principali difetti: sono impaziente; sono molto esigente nei confronti degli altri; non dimentico, perciò chi mi 'offende' non può sperare che un giorno me ne dimentichi; sono ossessionato dal perfezionismo; se sono troppo concentrato e affascinato dalle mie cose, non vedo quel che conta per gli altri, anche per chi mi è vicino; ho un carattere deciso, aiuta in certe situazioni, ma rende anche la vita difficile e crea nemici; sono visionario, uno svantaggio, se ti proietti troppo in avanti. Non posso definirmi una persona socievole, ma ritengo di avere una certa profondità silenziosa. Sono a mio agio nella totale solitudine e riesco ad essere felice anche solo con me stesso per lunghi periodi (pregio che poche persone hanno senza essere persone 'problematiche').
I pregi, se ne ho, li lascio vedere agli altri.
Secondo me la corsa è perfezione, leggerezza e silenzio.
Ma perché vi dico queste cose su di me? Cos'è successo in Islanda?
Beh, dopo la premessa di cui sopra, questo sarà un resoconto diverso dai miei soliti, non vi parlerò molto di emozioni, di paesaggi, di silenzi, come il mio solito. Non perché non ci siano stati, ma perché questa volta mi sono trovato all'interno di un team e con la novità di aver voglia e forte convinzione di fare una vera gara, abbandonando la macchina fotografica (senza però mai perdere l'occhio sul paesaggio) e guardando alla classifica. Per questo ho voluto ricordare a me chi sono e che questa gara non ha cambiato!
Mi sarà difficile scrivere con questo taglio.
Ma come ho dimostrato a me stesso, che se voglio entro tra i top runner, saprò fare anche un articolo freddo, rispetto ai miei soliti standard. Perciò, cominciamo.
La prima tappa, di circa 36 km, si è corsa sotto un bel sole, temperatura frizzante ma gradevole e terreno nelle mie corde:roccia e sabbia. Mi diverto. Chiudo la tappa inaspettatamente 10/o a pari merito con Mike Cardiff (UK) .... ma ho speso molto. I paesaggi attraversati saranno per me indimenticabili e riassumibili in: black sahara! (Peso zaino circa 11,5 kg con l'acqua)
La seconda tappa, di circa 42km, si è corsa tra nuvole basse, cielo coperto ma temperatura leggermente più alta rispetto al giorno precedente. Il terreno mi è molto meno congeniale: per quasi tutto il tracciato è su pista battuta. Vengo superato da Nicola Camerin (ITA) e da Stephen Turner (UK). Faccio fatica a tenere il loro ritmo, ma gli ultimi 12 km si tramutano in roccia, con mangia e bevi ripidi che mi permettono di tornare sotto a Nicola, ma seppur sono più agile mi è difficile esprimere velocità dove non è presente alcuna traccia e si deve essere attenti ad individuare le balise. Chiudiamo insieme, recuperati sul finale da Peter Newland (UK) e Sarah Watson (UK), questa la prima donna in classifica. La salita in classifica degli inglesi fa scivolare la posizione del Team Italia, in precedenza secondo dopo gli atleti USA, al terzo posto. I paesaggi attraversati sono stati meno interessanti, ma la parte finale molto impegnativa mi ha portato con la mente in certi tratti dell'Atacama Crossing! (Peso zaino circa 10,9 kg con l'acqua)
La terza tappa è il tappone. Ridotto da 70 a 63,2 km, viene però svolto sotto i peggiori auspici meteo: ci sarà vento forte costante, pioggia, pioggia ghiacciata e nubi basse. Tre i guadi da passare, sufficientemente lunghi per rischiare di cadere nel torrente. Si parte e si correrà per lunghi tratti su pista, questo mi porta a dover difendere la mia posizione (12/o in quanto il mio pari-posizione, Mike, ieri mi ha leggermente distanziato e l'Irlandese Shane Mullan, dopo una prima tappa con problemi ha ritrovando la forma chiudendo 8/o). Nicola parte molto veloce, riesco a non perdere troppo contatto da lui, sino a circa un terzo di gara, poi lascio il suo ritmo per gestire il mio. Qui Sarah è Peter mi superano. La pista viene alternata da alcuni tratti di salita su pietraia dove riesco ad esprimere la mia forza. In una di queste riprendo Sarah e Peter correndo con loro sino all'ultimo ristoro con forte vento contrario. Decido di proteggermi dal vento che si fa troppo forte e dalla pioggia ghiacciata che arriva orizzontalmente. Pur con i guanti ho le mani intirizzite e devo lasciare ai volontari del ristoro l'onore di prendermi gli indumenti, aiutarmi ad indossarli e ad aprirmi un gel. Le mani sono talmente intirizzite che non riescono ad esprimere alcuna forza, neanche una stretta di mano. Probabilmente il vento, pur non facendo sentire il freddo stava comunque prosciugando lentamente ma inesorabilmente calore ed energia. Trovate le contromisure riprendiamo gli ultimi 14 km, questa volta su terreno molto tecnico: roccia piatta scivolosa e tratti con terreno friabile: casa mia! Mi sembra di correre sul'Altipiano delle Pale di San Martino. Mi fermo per delle foto, sicuramente qui Peter e Sarah non mi fanno paura. Scatto due foto che saranno quelle che comporteranno la 'morte' della macchinetta fotografica: freddo, vento e acqua non sono i migliori elementi dove esporla! Riprendo la corsa e raggiungo con facilità Peter e Sarah i quali hanno visto in lontananza Nicola. È evidente che lo hanno puntato, il loro passo su questo terreno è più sostenuto del solito. Bene, lascio a loro tirare e mi metto dietro in standby. Raggiunto Nicola controllo il suo stato di forma, ha ancora i pantaloni corti e questo sicuramente gli ha fatto perdere energia e calore, facendolo raggiungere dagli inseguitori. Aumento il ritmo perché è mia intenzione scrollarmi di dosso Peter e Sarah. Chiudo insieme a Nicola, che ha tenuto il passo, ma con gli inglesi dietro di una decina di minuti. Bene. Ci fiondiamo in tenda infreddoliti. Ci verrà consegnata la DropBag d'emergenza e mi metto addosso tutto quello che c'era per riprendere subito calore vitale. Dodicesima posizione difesa. I paesaggi passati erano tipicamente islandesi, distese di lava, pietre, isolamento: una giornata in cui la DURA ISLANDA ha voluto essere della partita! (Peso zaino circa 9 kg con l'acqua in quanto la sera prima avevo eliminato tutto quello che ho ritenuto non più indispensabile)
Quarta tappa. Pensavamo di aver risparmiato dei km, invece, sui 42 km previsti sono stati aggiunti circa 7 km non fatti il giorno prima, quindi 49 km...un altro tappone. Si parte subito con un paio di guadi che sfilacciano il gruppo sotto un sole caldo e cielo azzurro. Il terreno è molto insidioso, si corre tra arbusti su superficie irregolare e su pietraie. Peter e Sarah partono con un ritmo molto elevato; perdo subito Nicola ed anch'io faccio fatica a seguirli. Dopo un po' mi raggiunge Mohamad Ahansal, che è fuori classifica, e corro un po' con lui facendo due parole. Peter e Sarah se ne vanno. Raggiungo un luogo magnifico con cascate enormi ed arcobaleno in cielo....non ce la faccio...mi fermo, prendo dallo zaino il cellulare e scatto alcune foto. Mi raggiunge Stephen che mi fa vedere una sua scarpa con la tomaia divelta. Correndo sulla lava, ne ha agganciata una che, concludendo la falcata, ha strappato la scarpa. Corre con l'alluce destro fuori. Decidiamo di correre insieme cercando di raggiungere Peter e Sarah per difendere le nostre posizioni. Il terreno, rimasto impegnativo, ci aiuta a raggiungerli. Da qui però entriamo in una carrareccia. Fortunatamente tutto il quartetto è stanco e non corre più di tanto. Mancano una decida di km ancora e la tappa di ieri si fa sentire. Peter e Sarah però, con i bastoncini, fanno un passo molto veloce ed intenso. Stephen fatica a tenere il ritmo, io sono costretto a correre ogni duecento metri per raggiungerli perché camminando continuo a perderli. Beviamo molta acqua, oggi fa caldo, e siamo agli sgoccioli. Arriviamo finalmente sulla Finish Line. Dieci minuti prima di Nicola. Difendo così ancora la mia 12/a posizione ma le differenze di tempi tra l'11/a e la 15/a posizione sono irrisorie e le tappe cominciano a finire...prevedo un fine gara agonisticamente impegnativo. Oggi paesaggi bellissimi tra praterie, campi di lava, fiumi e cascate; ed alpeggi quasi svizzeri....finalmente anche un po' di fauna: anatre e pecore! (Peso zaino circa 8,2 kg con l'acqua)
La quinta tappa è di circa 36 km e si corre in un'altra giornata calda e soleggiata. La cattiva Islanda di qualche giorno fa è solo un brutto ricordo (seppur le notti restino molto, molto fredde). Si parte a correre ancora su di un terreno molto complicato: arbusti su superficie molto irregolare. Nessuno sentiero, né traccia, solo le balise da seguire chissà per dove. Sembra di correre tra i rododendri dei miei Lagorai. Io ora controllo solo Peter e Sarah, ho capito che su questo terreno Nicola non è un 'problema'. Loro spingono molto, è evidente che vogliono tentare di tagliarmi fuori. Mi chiedono costantemente come sto, probabilmente non per sentire la mia risposta, ma il mio respiro e l'intonazione, la flessione della voce, per capire se sono in 'debito'. Resto 'coperto'....ma sto loro con il fiato sul collo. Passato il primo ristoro entriamo in una pista battuta. La prima parte è irregolare e cogliendo il fatto che si attardano al ristoro, io riparto. Tengo un ritmo non forte, cerco di andare un po' in recupero, costringendo gli inseguitori a disperdere energie per raggiungermi. Mi raggiungono e li lascio andare in testa....ma, inaspettatamente, arriva Nicola di gran carriera e ci passa via...a quel ritmo può darci anche un'ora!! Peter e Sarah non reagiscono, probabilmente sono in 'riserva'. Resto coperto e tengo d'occhio che Nicola non prenda troppo il largo. Raggiunto il secondo ed ultimo ristoro, si riparte su terreno molto tecnico, tra lava, sabbia, ghiaioni, forti salite e discese. Spingo forte per raggiungere Nicola e passarlo come ha fatto lui in precedenza....senza dargli respiro. Arrivo al traguardo in solitaria dopo una tappa che mi ha fatto correre a casa: tra i miei Lagorai e le Dolomiti! Di lì a breve arriva Nicola incalzato da Peter e Sarah. (Peso zaino circa 7,6 kg con l'acqua). Il pomeriggio lo passiamo nella piscina termale a bere acqua con limone e a rinfrancare tendini e muscoli....anche l'Islanda beautyfarm trova spazio in questa gara!!
La sesta ed ultima tappa, di 26 km, si apre con un evidente guanto di sfida lanciatomi da parte di Peter, che si trova a 15 minuti dietro di me in classifica. Pochi, molto pochi ... può succedere ancora di tutto (Sarah è a circa 30' e Nicola a 40' circa). So che è una tappa veloce, caratterizzata da una parte di terreno friabile e sassoso (con sali e scendi); una parte centrale su pista, prima in salita e poi in discesa, e la finale salita ad un vulcano; poi giù al traguardo (con gli ultimi metri in salita su terreno sconnesso). È freddo, per la partenza anticipata, con cielo un po' coperto ma che poi so diverrà caldo e soleggiato. Abbandono il mio motto: correre dove si può, camminare dove si deve e strisciare se necessario, per tirare fuori gli eyes of the tiger, pensare al mio spirito guida (che proprio prima di partire, nella notte verso l'aeroporto, si è fatto presente) e decido che la miglior difesa è l'attacco. Sto bene, non ho vesciche, non ho dolori, lo zaino è vuoto (6,5 kg con una sola borraccia d'acqua, e per cibo solo un gel). La partenza è scaglionata, per avere un arrivo compatto di tutto il plotone di atleti rimasti in gara (69 partiti .... 48 arrivati!?). Io, di questo scaglione sono il top runner, ho il tempo migliore...ma mi giunge una dea bendata che mi dice che Einar Eyland, l'Islandese compagno di tenda, vuole fare la tappa della vita e guadagnare più posizioni possibili...sarà la mia lepre (!). Al via Einar imprime un ritmo forsennato! Fa subito il vuoto dietro, molti scivolano od inciampano; anche Sarah che aiuto a rialzarsi senza conseguenze. La stanchezza di molti è quindi evidente e mi dà il segnale: attacco. Con fatica aggancio Einar...ci guardiamo, lui ha capito ed aumenta l'andatura. La mia presenza dietro di lui, distante solo una scarpa, gli dà lo stimolo per continuare a tirare, ed io non ho la pressione psicologica di essere davanti da solo. Ci stiamo aiutando a vicenda a raggiungere i nostri obiettivi. Dopo il primo ed unico ristoro ci raggiungono i primi in classifica, dell'ultimo scaglione partito. Siamo sul tratto di pista, mi sgancio da Einar (avanzerà una birra!) e comincio a puntare via via i top runner che mi superano, non mollo, tiro e spingo con tutte le ultime energie che ho in corpo. Se arrivo davanti a Peter, Sarah e Nicola all'inizio della salita al vulcano è fatta....per di più voglio accumulare del distacco che mi permetta di fare alcune foto dal vulcano con il cellulare. Inizio la salita e con la coda dell'occhio vedo che dopo qualche metro anche i tre amici iniziano a salire su questa salita ripidissima che mi ricorda le mie ripetute sul Bedole', però ... so che è fatta! Arrivo sulla vetta, scatto e filmo il luogo, saluto con piacere l'incontro casuale con il mitico Dino Bonelli, sulla sommità, e mi fiondo a tagliare il traguardo.
32h 44' 19" - 12/o assoluto - 1/o italiano - 3/o Team per Nazioni .... ho voluto dimostrare a me stesso che se voglio posso! Non so se la prossima sarà così, se tornerò a godermela, se avrò altre voglie, quando e dove, e soprattutto con chi .... ma, purtroppo, ci sarà!
....e sarò sempre il solito Lorenzo!